LE PROMESSE DA FAVOLA E LA……DIGNITÀ

Gli Italiani più che dei sogni hanno bisogno del……LAVORO

Dopo cinque anni in cui si sono succeduti tre Governi nati senza una maggioranza indicata dagli elettori, la campagna elettorale è entrata nel vivo. Si stanno delineando le coalizioni, si fanno le prime ipotesi di candidature nei collegi, si cominciano a porre veti su possibili alleanze postelettorali e dai sondaggi non si sciolgono ancora i dubbi sulle possibili maggioranze di Governo. Allo stato gli indecisi ed astensionisti si attestano al 35%. Il Centrodestra, egemone al Nord, si conferma in testa, il Movimento 5Stelle, dilagante al Sud, al secondo posto ed il PD, confinato al Centro, al terzo. Gli orientamenti di voto potrebbero essere certamente modificati se i Partiti sapessero convincere, prima del 4 marzo, tutti quei cittadini che per tanti rispettabili motivi oggi volutamente sono distanti dalla politica. Ma ancora di più li riavvicineranno se i Partiti, con più dignità e rispetto per l’intelligenza degli Italiani, la smetteranno di raccontare favole e parleranno alla gente di contenuti veri, di come soddisfare i bisogni della gente di questo Paese. Fino a quando la gran parte degli strateghi della politica saranno invece convinti che si potranno avvicinare agli Italiani promettendo loro sogni irrealizzabili, le distanze tra la classe politica ed i cittadini purtroppo aumenteranno, ingigantendosi la convinzione che alla nostra classe politica manca la visione del futuro ed una vera idea del Paese. Nell’elaborazione dei progetti che riguardano il nostro futuro il lavoro invece dovrebbe farla da protagonista, E’, infatti, per un Paese come il nostro che il vero lavoro crea ricchezza. E’ il vero lavoro che va pagato e certamente non si può imbrogliare la gente promettendo di pagare il “non” lavoro. I Partiti dunque dimostrino di conoscere le grandi trasformazioni che scuotono il lavoro, l’avvento della tecnologia. Non si può comprare il rancore promettendo ciò che non si potrà poi dare. Siamo purtroppo il Paese che guida la graduatoria dei Neet: I giovani che non studiano e non lavorano e però in varie Regioni del Nord non si trovano le figure professionali necessarie alle imprese. Le cause del disallineamento: Pochi candidati con formazione adeguata, molti senza le competenze necessarie di base. E ciò è dovuto al fatto che l’intera classe politica è stata da tempo negligentemente assente. Ci chiediamo cosa riferiranno gli ambasciatori ai loro Stati in ordine alle votazioni italiche del 4 marzo. Diranno che l’Italia è impegnata in un viaggio della fantasia nel quale ogni attore politico inventa sempre la “trovata” più grossa e così all’estero si faranno l’idea che in Italia più che stare con i piedi per terra emerge un dannoso populismo collettivo di cui proprio loro a ragione non si dovranno fidare. Per la verità i due Governi Renzi e Gentiloni hanno svolto un’attività che ha invertito, anche se non di molto, la rotta: Osservando i dati ISTAT si nota, infatti, un aumento del reddito disponibile del 2,1% ed un aumento della spesa dei consumi del 2,5%. La pressione fiscale risulta meno aggressiva (40,03%). Un valore più basso degli ultimi 6 anni. Si è avvertito un miglioramento del Debito nel corso del 2017. Il Disavanzo pubblico si è abbassato al 2,3% del PIL. Si è ridotta la disoccupazione centrando moltissimi punti qualificanti del programma. Insomma i due Governi a guida PD hanno migliorato le condizioni del Paese più di quanto hanno fatto i Governi precedenti, ma non certamente nella misura richiesta per soddisfare interamente i bisogni del Paese. C’è da dire che Renzi ha ricevuto purtroppo il NO referendario e tale negativo risultato, purtroppo ottenuto con l’appoggio fratricida degli scissionisti del PD, lo pagherà il PAESE che aveva invece molto bisogno sia di quelle riforme suggerite dal Premier toscano, che di tante altre, senza le quali l’Italia non sarà mai competitiva in Europa e nel mondo, con le conseguenze negative che ne deriveranno. Del Lavoro e delle riforme dunque dovrebbero occuparsi i Partiti e non dei proclami del tipo: D’Alema -Abolizioni tasse universitarie; Berlusconi – la ripetizione delle promesse non mantenute dal ‘94 in poi; Di Maio – fino a 1.950 euro mensili per ogni nucleo familiare con due figli oltre i 14 anni, il che renderebbe più conveniente non lavorare e così via dicendo. I politici sanno o dovrebbero sapere che la fantasia e l’economia sono cose ben diverse. Se le coperture dovessero essere trovate, come costoro sostengono, riducendo il Debito Pubblico, si dovrebbe tener conto che per tale riduzione l’Italia purtroppo non dispone di surplus di Bilancio. Si potrebbe ricorrere alla svalutazione del valore reale del Debito con l’inflazione e però se lo venissero a sapere i risparmiatori i tassi d’interesse salirebbero più dell’inflazione. Si potrebbe, inoltre, pensare ad un ripudio ma il 40% del nostro debito pubblico è detenuto da investitori esteri ed il ripudio creerebbe una crisi di fiducia verso i nostri mercati, il blocco degli investimenti esteri, insomma una nuova crisi finanziaria. Per ridurre dunque il debito ci vuole molto tempo e condizioni favorevoli internazionali. Pensando all’avanzo di bilancio lo stesso si potrebbe ottenere riducendo le spese od aumentando le imposte. Aumentando la pressione fiscale si riduce però la crescita ed aumenta la disoccupazione. Come si può notare è certamente giusta cosa ridurre il Debito. E’ però una operazione da farsi ma che richiede tempi molto lunghi e dunque quelle millantate promesse a breve rimarrebbero tali. E’ dunque conveniente proseguire in quel ragionato sentiero tracciato da Renzi e Gentiloni, magari camminando con un passo più veloce per raggiungere un traguardo sicuro. Ed il recente programma elettorale del PD pare ragionevole e ben mirato, senza quelle promesse di altre forze politiche che, anche a prima vista, sono semplicemente irrealizzabili. E’ il “lavoro” il protagonista del programma PD ed un ragionato abbassamento del cuneo fiscale. Sono previste costruttive modifiche al Jobs act. E’ prevista la creazione di un Fondo per la non autosufficienza, riservato ai lavoratori e pensionati. Dovrà scendere anche il costo del lavoro ed è previsto sia uno sgravio fiscale di 9 miliardi per le famiglie con figli, che un piano per la riduzione del Debito. Un programma dunque ragionato, realizzabile tenuto conto dei nostri conti pubblici ed in linea con le previsioni dell’Europa di cui l’Italia è socio fondatore. Ma il 4 marzo finalmente un vero ruolo lo avrà “pantalone” che con il suo voto, piaccia alla classe politica o no, decide. E’ il giorno in cui contiamo veramente se votiamo almeno il meno peggio. Dobbiamo essere in grado di non votare coloro che dal ‘94 in poi hanno continuato, più che a ben governare, a raccontarci le favole o coloro che hanno imparato a raccontarcele per la prima volta. Dobbiamo inoltre tenere conto che i “cantori” vecchi e nuovi, nel raccontarci chiacchiere non hanno mai trovato il tempo e la voglia per dirci che taglieranno i loro immensi privilegi a beneficio finalmente degli italici “pantaloni”. Dobbiamo dunque valutare l’onestà, la competenza, la sincerità dei politici che chiedono il voto e che quando hanno governato, ed il recente passato ne è prova, loro sì hanno invertito la rotta, cominciando a migliorare concretamente le sorti del nostro Paese. Il 4 marzo dobbiamo tapparci opportunamente le orecchie lasciando che il canto delle solite serene si possa disperdere nell’etere immenso, consegnando nell’urna la nostra saggezza per un buon presente e futuro del nostro Paese.

Di Salvatore Randazzo