L’azienda pubblica ha ricevuto per la seconda volta in 3 anni il riconoscimento per i suoi risultati nello sviluppo di progetti di ricerca avanzati nel settore idrico. Tra i più recenti Circular Biocarbon, il progetto Horizon 2020 co-finanziato dalla UE legato al nuovo polo di economia circolare di Sesto San Giovanni

Gli investimenti nelle nuove tecnologie 4.0 e nelle startup più innovative, nei progetti di simbiosi industriale in ottica di economia circolare e nelle sperimentazioni all’avanguardia sono il motore per la ripartenza del Sistema Italia. È sulla base di questo impegno che Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, tra le più importanti monoutility del Paese, ha vinto per la seconda volta in 3 anni il Premio Top Utility RSE Ricerca e Innovazione, dopo aver già conseguito lo stesso riconoscimento nel 2019, oltre al premio Top Utility Assoluto nel 2017 e al premio Top Utility Comunicazione nel 2018.

Il premio è stato conferito all’azienda “per aver mostrato impegno, passione e continuità verso la ricerca e sviluppo e aver messo in campo risorse importanti per investire nella realizzazione e promozione di questi progetti”. Unica water utility lombarda vincitrice in questa edizione 2021, Gruppo CAP, oltre alla sezione RSE Ricerca e Innovazione, ha ricevuto altre 4 le nomination per le categorie Top Utility Assoluto, Sostenibilità, Comunicazione, Performance Operative.

Assegnato in mattinata da Althesys, in occasione della digital conference “Le utility per la rinascita dell’Italia. Investimenti, tecnologie e sostenibilità per il rilancio e la resilienza del sistema Italia“, organizzato per presentare la IX Edizione del rapporto Top Utility Analysis, Gruppo CAP si riconferma come la realtà che ha maggiormente investito in ricerca e sviluppo finalizzata all’innovazione.

«Asset fondamentale della nostra strategia di sostenibilità, il settore Ricerca e Sviluppo di CAP è in forte espansione e si è ulteriormente potenziato proprio in questo ultimo anno, particolarmente drammatico e difficile per l’economia mondiale, commenta il Presidente e Amministratore Delegato Alessandro Russo. Solo nel 2020 abbiamo presentato 9 progetti mediante bandi di ricerca internazionali, oltre a importanti sinergie industriali, tra cui la partnership con Novamont. Nel nostro Centro Ricerche Salazzurra continuiamo a sviluppare programmi di incubazione, selezionando le startup più innovative. E, grazie a un legame sempre più stretto con Università ed Enti di ricerca italiani e internazionali, stiamo implementando tecnologie e sistemi innovativi con i quali trasformare gli impianti di depurazione in asset della bioeconomia, per sostenere la transizione energetica. Un passaggio fondamentale per il nostro futuro di Solution Provider».

Proprio quello che sta succedendo con la Biopiattaforma, progetto del valore di oltre 47 milioni di euro i cui lavori di realizzazione partiranno il prossimo aprile: un polo per l’economia circolare unico in Italia, capace di unire termovalorizzatore e depuratore in un unico impianto a zero emissioni di CO2 fossile. La Biopiattaforma valorizzerà 65.000 tonnellate di fanghi prodotti ogni anno dai 40 depuratori distribuiti sul territorio della Città metropolitana per produrre ben 11.120 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento e per recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. Mentre la seconda linea di trattamento, rappresentata dal biodigestore anaerobico presente nel depuratore, trasformerà 30.000 tonnellate/anno di rifiuti umidi (FORSU, Frazione Umida Organica), provenienti dai Comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese e Cinisello Balsamo, in biometano, biocombustibile che riduce l’emissione di anidride carbonica del 97%.

La Biopiattaforma entrerà da subito nello scenario della ricerca internazionale con Circular Biocarbon, il progetto Horizon 2020 che sarà co-finanziato dall’Unione Europea. L’obiettivo è lo sviluppo di una bioraffineria dagli standard avanzati basata sulla valorizzazione della FORSU per ottenere prodotti ad alto valore aggiunto, pronti per la commercializzazione. Un ciclo virtuoso capace di massimizzare i flussi urbani dell’umido, facendo un ulteriore passo avanti rispetto ai classici sistemi di digestione anaerobica e compostaggio. Tutto questo grazie a partnership con leader di mercato come Novamont, con cui CAP da anni ha dato vita a una sinergia industriale per l’estrazione del butandiolo che proviene dalla cellulosa, elemento alla base della produzione di bioplastiche.

di Federica Bolciaghi