Gli Italiani non possono mettersi in cammino senza avere una chiara visione dei loro bisogni futuri

Nel recente passato una crisi economica che avesse generato un deficit dell’11% ed un debito pubblico di quasi il 160% sarebbe stato inimmaginabile. Ne si sarebbero sospese le regole europee fino al 2022 sulla economia e finanza. La crisi del Covid ha sconvolto l’atavico modo di agire e pensare. Con il Recovery Fund si è affermata la convinzione che l’economia vada sostenuta con strumenti eccezionali. Dunque, si attueranno politiche di bilancio espansive per stimolare il PIL e l’occupazione. Dal 2022, quando si spera che saremo usciti dalla pandemia, si dovrà valutare naturalmente l’opportunità di un consolidamento del bilancio e non solo. Sarà dunque necessario avere una visione di lungo periodo che possa essere sostenuta da politiche condivise e ciò sia in Italia ma anche in Europa. Adesso, invece, è il momento di spendere. Di andare incontro alla sofferenza di chi ha perso tutto non per colpa sua. In questo cammino l’Italia sarà aiutata dal Presidente del Consiglio Draghi che si è trovato in passato in diversi ruoli a gestire l’economia nazionale e mondiale. Purtroppo, ne dobbiamo essere consapevoli, il Paese non si tiene in piedi a lungo con i soli ristori. L’uscita dal debito dovrà scaturire attraverso lo sviluppo che l’Italia dovrà saper creare, tale da farci in futuro pagare i debiti che oggi siamo costretti a fare. Adesso, come prima si è detto, al sostegno umanitario si deve affiancare il sostegno alle imprese che sono il vero snodo della crescita. Si nota con piacere che il Paese si sta avviando verso la ripresa delle attività dei servizi. Certo, arriviamo in condizioni difficili nei settori della ristorazione, del turismo e degli eventi. Il risultato di rilievo è stato ottenuto nel settore della “manifattura”, conservando il secondo posto nella graduatoria di quella europea dietro alla Germania. Purtroppo siamo un Paese che non gode della rendita delle materie prime e di conseguenza la nostra forza risiede nel valore aggiunto che sappiamo inserire nel processo di trasformazione. Tuttavia colpisce che la nostra buona quotazione nel mondo nel predetto settore non ha quel riconoscimento politico nostrano che invece  meriterebbe. Nel concreto: La pandemia ha distrutto in Italia circa un milione di posti di lavoro. Certi settori in cui il disastro è avvenuto si sono in qualche maniera adattati e dopo faranno tesoro di ciò che hanno imparato in questo cruciale periodo: Case di moda. Grandi gruppi di lusso. Mercati finanziari. La pandemia ha moltiplicato il potere della tecnologia e di chi sa usarla. Si sono salvati gli “istruiti” ma gli altri e sono tanti? Per loro le condizioni di “rientro” potrebbero essere più precarie di prima. Noi Italiani dunque dobbiamo chiederci che futuro desideriamo e con che forza lo vogliamo realizzare. A cosa dunque aspiriamo! Biden: Presidente degli Stati Uniti, ha preventivato per questo anno di creare fino ad 1 milione di posti al mese, specie per coloro che ne hanno più bisogno. E noi? Diamoci subito la risposta perché a tutt’oggi sappiamo con amarezza che la nostra disoccupazione reale viaggia attorno al 20%. Intanto ci tocca registrare che all’interno della Maggioranza si notano i primi smarcamenti non avendo ancora messo il Paese in sicurezza e ciò è preoccupante. Prendere atto che la Lega si astiene dal votare i provvedimenti dell’esecutivo in quanto Palazzo Chigi ha mantenuto il coprifuoco alle dieci di sera invece di spostarlo alle undici, lascia stupefatti. Il segretario leghista utilizza, infatti, lo scontento di chi vedendo il proprio lavoro a rischio sottovaluta i costi già sperimentati di una risalita dei contagi, dimenticando, per calcoli elettorali, le tante bare per terra che la pandemia ha lasciato e che, senza la dovuta attenzione potrebbe ancora lasciare. Mentre qualche nostro politicante locale si occupa di bassa politica il Financial Times ha dedicato il titolo di prima pagina al piano da 221 miliardi di cui Draghi si servirà per ricostruire l’economia italiana devastata dalla recessione. Facciamo dunque le riforme necessarie ed urgenti nell’Amministrazione, nel fisco, nella giustizia, nella scuola, nella sanità, nell’apertura dei mercati. Facciamo finalmente debito “buono”. Non è una alternativa ragionevole rassegnarci e/o occuparci di bassa politica. Creiamo programmi di emissioni comuni europee per finanziare le riforme di cui sopra ed ancora nel digitale e nell’ambiente per dare finalmente ossigeno a questo nostro travagliato Paese e… Draghi ci aiuti senza che i soliti furbi remino contro.

di Salvatore Randazzo

Articolo concluso sabato 24 Aprile 2021 alle ore 10.