L’obiettivo di fare 48 riforme in un anno e mezzo ci dovrà tenere molto svegli se si vuole regalare un vero futuro agli Italiani

Sarebbe un grave errore, dopo aver consegnato a Bruxelles il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rimanere tranquilli sperando che tanto i soldi della UE arriveranno comunque. Ne possiamo permetterci di divagare, molto sterilmente, su riforme serie, rinviando impegni stringenti e vitali per il futuro degli Italiani. Nove provvedimenti già vanno presentati in Parlamento entro la fine di giugno e sappiamo come siano tragicamente divise le forze politiche che dovrebbero approvarle proprio su giustizia, lavoro e concorrenza. Tutto ciò sarebbe bastante a toglierci il sonno pensando di doverne approvare 48 in un anno e mezzo. Farebbero bene i Presidenti delle Camere ad eliminare le vacanze per il troppo lavoro che si presenterà. Tra l’altro in Italia si è parlato poco delle proposte che la Commissione Europea ha presentato all’ultimo vertice di Porto: Formazione permanente che per Bruxelles non è meno importante di quella digitale e verde. Infatti, entro il 2030, almeno il 60% della popolazione attiva dovrà partecipare ogni anno a corsi di formazione ed entro il 2025 centoventimilioni di europei torneranno idealmente sui banchi di scuola: Una sorta di grande campagna di vaccinazione educativa. Inoltre, uno degli obiettivi bandiera del Next Generation EU, è quello di dare più elevate competenze ai cittadini europei. Entro il 2025 almeno il 70% nella fascia fra i 16 ed i 74 anni dovrà possedere conoscenze digitali di base. Il 2025 è fra 4 anni. Noi Italia a che punto siamo? Noi siamo il Paese che in Europa ha più bisogno di riqualificare i propri profili lavorativi e dunque tutelare i posti di lavoro, creandone di nuovi. Dobbiamo dunque porre urgentemente il tema della formazione permanente in testa ai diritti di cittadinanza. Frequentando i corsi a tutte le età. Nella proposta della Commissione Europea c’è una idea di cittadinanza consapevole. Solo con un grande investimento nel capitale umano si potranno ridurre le diseguaglianze di genere e territoriali ed in particolar modo dare opportunità ai giovani permettendo loro di studiare e lavorare. Le sfide che dobbiamo affrontare sono racchiuse attorno a parole precise: Digitalizzazione, sostenibilità, inclusione. Le nostre imprese si stanno indirizzando in tale direzione. La trasformazione digitale richiede una rivoluzione organizzativa. La forza straordinaria ed epocale della tecnologia digitale è di identificare particolari e significative aree di valore da ricondurre ai processi produttivi ed alle funzioni dedicate all’innovazione sia nel campo dei prodotti che in quello dell’ambiente. Tali nuovi processi portano a realizzare nuova ricchezza e dunque nuovo lavoro e pertanto benessere per i diversi Paesi dell’Unione Europea. La nostra classe politica e noi cittadini Italiani, dobbiamo culturalmente capire che da ciò deriva un migliore nostro futuro, impegnandoci per presto realizzarlo.

di Salvatore Randazzo