Presentato il Romanzo di Francesco Magisano presso la Casa Matilda in via Ascanio Sforza 65 a Milano       

L’anno è il 1974, Luglio. Domenico Assanti è il bagnino factotum del Marinero, lo stabilimento balneare più bello di Marina di Casile, in Calabria, mare Jonio. Un mattino, durante l’attività di organizzazione della spiaggia per i bagnanti trova una misteriosa ventiquattrore nera abbandonata su una sdraio che era stata evidentemente usata durante la notte.

Comincia quindi una giornata durante la quale il Marinero, i suoi frequentatori, la vita che si dipana in Marina di Casile, diventano la metafora di una terra bellissima offesa da una cultura all’interno della quale cresce come una metastasi il fenomeno criminale che si definisce ‘ndrangheta.

Consapevole o inconsapevole, è la cultura di questa umanità che alimenta il fenomeno mafioso.

Sarà lo stesso Domenico, bagnino e però diplomato al locale Liceo Classico salesiano, a scrivere il racconto di questa strana giornata che ruota attorno alla riflessione di Corrado Alvaro che pensando ai meridionali, ma più ai calabresi, scrisse:

… la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che

vivere rettamente sia inutile …  

Sono le teorie del vecchio professore di lettere di Domenico, Sidney Costantino Meduri, a far riflettere l’ex allievo sul fatto che il  fenomeno mafioso definito ‘ndrangheta, nascente nella sua futura potenza, è tale e diventerà sempre più forte sino a diffondersi in tutto il Paese come una metastasi, poiché trova alimento in una cultura che coinvolge nella sua interezza una terra bellissima come  la Calabria. Abbattuto dalla morte di sua moglie uccisa in un incidente stradale, il professore è annichilito nel suo pessimismo. Non crede che le cose possano cambiare. Dai più tale cultura viene vissuta inconsapevolmente senza rendersi conto del danno enorme che essa provoca. Questo pensa Meduri. E quello che ci ha detto l’autore, Francesco Magisano è questo: «La Calabria è l’ultima Regione Europea, la più povera e il tasso di abbandono scolastico è superiore al 17%. Vogliamo continuare a dire che è colpa della ‘ndrangheta o vogliamo cominciare a riflettere sulla verità? In Calabria esiste una cultura  sociale colpevole, da cui non nascono reazioni, ma assuefazione. Non collusione, che pure spesso esiste, ma assuefazione, che è tanto più drammatica. Questa cultura alimenta il fenomeno mafioso favorendone la diffusione. Gli ‘ndranghetisti hanno la responsabilità penale dei loro atti. Noi calabresi abbiamo la responsabilità morale dell’esistenza del fenomeno mafioso».

A cura della Redazione