Intanto le società civili mondiali sono scosse da inquietanti movimenti populisti eversivi

Giorno dopo giorno assistiamo come il COVID frantumi l’Unione Europea, mettendo a rischio la relativa ripresa economica e ci pare proprio un buon segno il trattato sottoscritto tra Macron e Draghi in Italia per moderare i venti minacciosi che non rallegrano di certo recentemente l’Europa. Vedi i migranti manovrati da Mosca che premono sui confini polacchi che di fatto sono quelli dell’Unione. Il nervosismo che assale Bruxelles sul declino dello Stato di Diritto tra i Paesi membri a Varsavia come a Budapest. I rapporti con l’America di Joe Biden. Sul che fare con il cinese Xi Jinping e Putin e le società civili che sono scosse da movimenti populisti eversivi.

La firma, dunque, del trattato con la Francia è dunque avvenuta nel momento giusto per dare valore e credibilità istituzionali ad una amicizia transalpina che nel recente passato ha dovuto superare qualche momento di crisi. E’ il momento giusto per dare speranza politica alla fede Europea nel momento in cui Merkel lascerà e subentrerà la nuova dirigenza politica che governerà la Germania. E’ il momento giusto perché Macron spera di essere rieletto alla Presidenza francese in aprile dando fermezza e continuità di gestione all’Unione con il contributo francese. E’ il momento giusto perché a Roma c’è un premier come Draghi, affidabile ed in grado, con il suo prestigio personale, di mettere l’Italia al centro delle questioni europee e poter garantire lealtà ed amicizia agli Stati Uniti di America.

Italia e Francia sponsorizzano insieme una conferenza sulla Libia. L’Italia e la Francia non apprezzano che si vadano disegnando due blocchi contrapposti, l’uno di democrazie e l’altro cino-russo in pieno spirito di nuova guerra fredda e per tali motivi intendono condividere l’opportunità di perseguire una autonomia strategica europea idonea a difendere interessi occidentali. Ed anche l’ecologia, la cultura, la sicurezza interna.

La Germania non deve guardare con sospetto che l’accordo italo-francese equivalga ad una revoca di quello franco-tedesco. L’Europa ha bisogno di entrambi gli accordi che non hanno alcuna intenzione di cambiare gli equilibri europei ma invece di migliorarli. Infatti, una Italia vicina a Parigi, deve essere anche una Italia più vicina a Berlino per favorire sulla scena internazionale la presenza di un nocciolo duro il più possibile coeso e magari dotato di una politica estera comune.

L’Europa di oggi se vuole sopravvivere deve poter contare su legami forti e credibili tra le Nazioni principali che ne fanno parte.

Di Salvatore Randazzo