L’anno elettorale attuale acuisce i contrasti tra i Partiti e ciò può destabilizzare l’Italia

L’unità forse ritrovata nel Governo potrebbe essere positiva ma non potrà del tutto cancellare la sensazione di una vera e propria tregua. A circa un mese di distanza dall’elezione del Presidente della Repubblica, il Governo è stato messo da parte dalla sua maggioranza, con una disinvoltura imbarazzante. Certo si poteva immaginare che un anno elettorale avrebbe potuto acuire i contrasti tra i partiti, a volte anche antagonisti, ma quanto accaduto va al di là delle previsioni più scoraggianti. Si spera che la bocciatura di alcune misure decise in precedenza siano solo incidenti di percorso. Certo tale guerra di posizione si scarica inevitabilmente su Palazzo Chigi. Tali comportamenti di fatto vanno ad accerchiare Draghi come se il premier fosse diventato il problema e non la garanzia e come se il Piano per la Ripresa e lo scudo internazionale che solo il Premier offre, agli occhi dei Partiti, non fosse più importante. Tale comportamento peraltro è uno sgarbo anche al Presidente della Repubblica. Se Mattarella ha accettato la ricandidatura è stato soprattutto per consentire che le riforme avviate a febbraio 2021 non subissero pericolose battute d’arresto e che Draghi potesse continuare ad attuarle, nonostante l’eterogeneità della sua coalizione. Quanto si è verificato promette di andare in direzione opposta.

Ma gli episodi in cui le forze politiche in Consiglio dei Ministri votano una cosa ed in Parlamento un’altra si stanno moltiplicando e da dichiarazioni rilasciate dai rappresentanti politici risulta che si ripeteranno anche in futuro. Tutto ciò logora il Governo. Non si può e non si deve pensare che l’attività politica vada a strappi dei tanti Salvini di turno. Alla fine se si continua a “giocare” così se ne andrà Draghi e se il Premier dovesse andarsene l’Italia perderebbe i soldi europei ed il Paese finirebbe nel caos. Già sarà difficile per Draghi portare avanti il Pnrr in questa situazione, figuriamoci se si dovesse poter contare senza di lui. Se dovessimo esaminare i curricula dei rappresentanti del Governo e del Parlamento scopriremmo quanta distanza c’è in fatto di competenza tra loro e l’attuale Premier. Che Dio conservi Draghi!

La conferma di Mattarella alla Presidenza della Repubblica rappresenta una garanzia per l’Italia. La sua scelta è stata favorita dalla spinta di Mario Draghi. Assieme i due Presidenti hanno affrontato il problema pandemia, hanno riavviato la crescita economica, hanno dato fiducia ai cittadini nei momenti più difficili della nostra storia repubblicana. La loro azione deve andare avanti per un miglior futuro e la classe politica deve sapersi ben comportare senza assumere atteggiamenti elettoralistici non responsabili e dunque lesivi del futuro del Paese. L’assenza di leadership nella coalizione di centrodestra fa si che la stessa si trova in uno stato di deflagrazione. Ma la stessa critica situazione è presente anche nel fronte progressista. Cosa unisce un pezzo dei 5 Stelle al PD ed agli altri partiti dello schieramento è ancora un mistero. Il leader dei 5 Stelle insediato da pochi mesi vive di nostalgia talmente forte da farlo avvicinare al suo nemico Salvini. Ostacolare l’azione di Draghi diventa il suo unico orizzonte. Ci saranno ancora le condizioni per stare assieme? Ci piacerebbe sapere se tali formazioni concretamente hanno in mente  una idea comune di Paese? I nostri partiti dimostrano giorno dopo giorno di essere incapaci di guidare l’Italia in emergenza e di indicare una prospettiva ragionevole ai cittadini.

Ci auguriamo proprio che il Governo presieduto dall’ex Presidente della BCE, dopo questo triste periodo, abbia la possibilità di coltivare con maggiore determinazione i suoi obiettivi, senza restare prigioniero dei giochi e delle resistenze della sua ampia, variegata ed impreparata maggioranza. L’anno passa in quanto il tempo non si ferma. Al sistema politico resta il dovere di non sprecare tale ultima occasione.

di Salvatore Randazzo