La provincia è una ricchezza

In un piacevole peregrinare in Lombardia, in quel di Opera, in cerca di emozioni, ci siamo imbattuti in quadri di una giovane artista: Stefania Zambon, così piacevoli, leggeri ed allo stesso tempo toccanti. Abbiamo raccolto il suo pensiero, che qui assieme alle sue opere, riproponiamo perché, entrambi, ci hanno “toccato”:

«Come e quando è iniziato tutto, non lo so. Forse sono solo nata così, con l’estro bizzarro per tutto quello che è possibile creare da soli con le proprie mani.
Quando ero piccola, dalla spazzatura della carta raccoglievo qualsiasi forma di scatola. Da quella della pasta al dentifricio o la scatolina con dentro le sorprese all’interno delle merendine del mulino bianco.
Creavo giochi, registratori di cassa con tanto di cassetto. Telefono a disco. Il mio libro preferito era il volume 14 “fare e costruire” dell’enciclopedia per ragazzi, I Quindici.
Poi nel tempo, la mia attenzione si è spostata alle copertine colorate dei libri che leggeva mia sorella. Volevo quelle immagini appese al muro della mia cameretta. E così inizio a copiarle.
Oggi le immagini che vedo sul web, sulle riviste, nelle vetrine dei negozi, se catturano la mia attenzione, le riproduco su tela. Dai personaggi di Lupin con l’acrilico, ad uno dei tanti ponti che caratterizzano Amsterdam con le tempere ad olio, ad un abbraccio con il carboncino.
Non seguo una corrente artistica, non ho uno stile di riferimento. I miei studi mi hanno portata a lavorare con i numeri, lontano quindi dai colori, dai pennelli, dal disegno.
Ma la mia passione però rimane questa, il mio sogno nel cassetto anche. Quando disegno, stacco la spina, fermo il tempo. Le mie opere hanno tappezzato le mura di casa del mio fidanzato, dei miei genitori, di mia sorella. Sparse qua e la a casa mia, nel box, in cantina. Non butto via nulla, nemmeno quelle che non mi convincono. Non so perché, le vedo tutte come “figlie uniche, le prime”.
Scherzando, ho dato un nome al mio stile. Elementare, l’ho chiamato così. Quando disegno, dico “sto creando”. Alla domanda, cosa mi sento di essere? “Un’artista” anche se poi rido da sola».

A cura della Redazione