Negli U.S.A., nella corsa alle elezioni, il democratico Biden “preoccupa” Trump e lo distoglie dai problemi che impattano in particolare sull’economia statunitense

Quella del coronavirus è la prima di una serie di crisi che si alimentano a vicenda e metteranno “al muro” il Pianeta. Sarà molto difficile tornare ad una parvenza normale di vita, salvo che le grandi potenze non trovano un modo di cooperare ed affrontarle insieme. La prima crisi è la “sanitaria”. Gli USA nella recessione del 2008 persero 8,8 milioni di posti di lavoro. Solo nelle due ultime settimane ne hanno persi 10 milioni. La crisi economica inevitabilmente porta a quella politica e si può avvicinare il pericolo di default di molti Paesi. L’Unione Europea ne è un esempio recente. E’ come se non si cogliesse il pericolo di una minaccia esistenziale. Nei Paesi Emergenti dove i numeri della pandemia sono modesti, forse perché fanno pochi test e dunque i dati sono artificialmente bassi anche se, recentemente, stanno crescendo arrivando magari a centinaia di migliaia di casi in presenza di strutture del tutto inidonee, si potrebbe prevedere molto realisticamente l’equivalente di una grande Depressione e dovrebbero indebitarsi fortemente sui mercati internazionali a carissimo prezzo. Il Fondo Monetario sostiene che le economie emergenti avrebbero bisogno di 2.500 miliardi di dollari di aiuti. In questa situazione chi potrebbe darli? Per i Paesi: Libia, Nigeria, Iran, Irak e Venezuela dove gli introiti pubblici per il 90% vengono dal petrolio, la domanda dello stesso è fortemente calata in quanto i trasporti di qualsiasi genere nel Pianeta sono fermi. Si troveranno nella condizione di produrre in passivo per non perdere quote di mercato. Se in quei Paesi si presenterà la pandemia gli stessi esploderanno producendo rifugiati e diffusori di virus. Si rende dunque necessaria una cooperazione globale al collasso. America, Cina Russia e una Unione Europea unita dovrebbero cominciare a coordinarsi, differentemente potrebbero esplodere anche loro. Purtroppo molti grandi Paesi sono governati da nazionalisti: Usa, Cina, India, Russia e Brasile. Gli U.S.A., a breve, affronteranno le elezioni e l’attuale Presidente, mentre deve cercare di risolvere i problemi che il virus riversa nel suo Paese, è recentemente distratto dai successi del candidato democratico Biden che potrebbe giocargli il risultato dallo stesso ambito: la rielezione alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. Stacey Abrams, l’afroamericana della Georgia, si è autopromossa quale vice di Biden tra le dem. Ma altri candidati molto referenziati potranno ambire alla Vice Presidenza: J.Clyburn leader degli Afroamericani del South Carolina, Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, Gretchen WHITMER, Governatrice del Michigan, Kamala Harris, senatrice californiana, esponente dell’ala radical. Non sarà facile dunque per Donald Trump stabilire se dedicarsi interamente a migliorare, con idonee scelte politiche, le sorti del proprio Paese e dell’intero Pianeta o farsi travolgere dalla bramosia di non perdere la sua ambita poltrona presidenziale.

Salvatore Randazzo