Agli Stati Generali si è parlato anche del rilancio degli investimenti. Se però non si “decide” l’anagrafe delle opere incompiute sarà sterminata

La burocrazia è il peggior cancro del nostro Paese. Per citare un solo caso: 40 miliardi stanziati per opere pubbliche ma nessuno di tali progetti può partire ancora, essendo tutti “imbrogliati” nelle reti di chi artatamente blocca questo nostro sistema Italia. Non c’è chi decide e pertanto gli investimenti non si fanno. Le opere non vengono realizzate, manca così il lavoro e l’Italia si impoverisce ed arretra. Ma intanto purtroppo si moltiplicano i centri decisionali che comportano sovrapposizioni di ruoli, determinando incomprensioni, ritardi ed incertezze e conseguentemente aumento dei costi che colpiscono le tasche degli italiani. Ai tanti che da sempre non decidono per portare avanti i progetti, e però sono pagati per farlo, si aggiungono ora le ricadute dell’emergenza sanitaria. Se in questi giorni chi di competenza non si impegnerà ad affrontare una inevitabile crisi l’emergenza diverrà sociale ed economica. Le vittime saranno le imprese ed in caduta rapida le famiglie. Il PIL, infatti, ha un andamento che lascia mal sperare: Oscilla tra il meno 9% ed il meno 13% ed intanto, in questo quadro desolante, non pare che chi di dovere avverta concretamente l’urgenza di agire. Si registrano 274 mila posti di lavoro perduti tra marzo ed aprile. Se le promesse del Ministro Gualtieri non verranno mantenute si potrebbero perdere da 500.000 ad un milione di posti di lavoro. Si ritiene sia giunto il tempo che sia la politica in generale che il governo, il cui modus operandi di entrambi è fatto di slogan e di litigi verbali, lasci il posto a quello degli atti concreti. Secondo Confcommercio i consumi sono scesi di quasi il 30%. La difficoltà, con una crisi sanitaria ed economica in atto, di riprendere il ritmo normale nei consumi è evidente. Il Governo pensa di tagliare momentaneamente l’IVA. E’, tale tentativo, un altro modo errato di agire. E’ necessario intervenire fiscalmente ma avendone una visione complessiva. Non è questo il momento delle approssimazioni. Bisogna attuare un ribilanciamento delle imposte. Il nostro sistema politico-economico deve smetterla di volere affrontare l’emergenza con il dare nuovi sussidi che chiaramente portano, nell’immediato, voti. In Italia le cose miglioreranno quando i rappresentanti della politica nazionale dimostreranno capacità ed onestà e saranno in grado di dire la verità anche quando la stessa è scomoda. Gli italiani capiranno e sapranno rimboccarsi le maniche per loro e per i loro figli. La classe politica deve saper creare lavoro e sviluppo. Si deve favorire l’impresa sana per migliorare l’occupazione, agevolando gli investimenti, per dare così una forte spinta alla produttività. Si deve parlare del valore dei doveri oltre che dei diritti. Si deve fare meno debito pubblico e meno spesa “corrente” se si vuole il bene delle giovani generazioni. Invece si nota una divisione nell’Esecutivo a causa dei problemi che si annidano all’interno delle proprie componenti: Un grillismo che oscilla tra le minacce di scissione e le emorragie di parlamentari, un PD attraversato da una fronda interna ed un mal contento alimentato anche dai continui rinvii di Palazzo Chigi. Certamente questo prendere tempo fa temere il peggio per l’economia dopo l’estate. Questo “tirare a campare” mette in evidenza come il Premier punti sempre più a sopravvivere, facendo slittare di settimana in settimana le decisioni. La nostra politica fino ad adesso ha fatto manovre populiste ed elettorali, dimenticando in particolar modo la sanità, la scuola e la ricerca, ignorando il valore della dignità delle persone con la dazione spesso ingiustificata di tanti bonus a chi non avrebbe avuto diritto e permettendo l’aumento della povertà in molta parte del Paese.

di Salvatore Randazzo