Centrosinistra vincente nelle città

Il clima attuale non è stato generoso. La calura estiva è stata devastante. Ma pensare che il forte calo della partecipazione al voto sia riconducibile al clima di questo periodo è da ingenui.

Un’offerta politica per nulla consistente e frammentata ha invece tenuto lontano l’elettorato. I comportamenti degli elettori alle elezioni recenti fanno capire come in negativo le stesse saranno nel prossimo futuro. La classe politica trasmette purtroppo una immagine di precarietà perché non riflette un sistema politico in evoluzione.

Sul risultato elettorale recente due elementi colpiscono:

  • Il PD si è rafforzato nonostante un marcato declino grillino che sa tanto di disfatta di tale movimento;
  • Il Centrodestra è stato sconfitto anche in certe roccaforti del Nord. Tale risultato mette in evidenza una crisi vistosa della Lega nel suo territorio per eccellenza. Il caso più eclatante è Verona dove lo scontro tra Carroccio, FI, Fratelli d’Italia ha messo a terra in particolare la Lega. E’ risultata lampante e determinante la divisione interna del Centrodestra. L’irriducibilità del contrasto tra i due candidati di centrodestra al primo turno ha causato una sconfitta in sede di ballottaggio. Il detto risultato in tale coalizione avrà possibili futuri riflessi negativi nazionali in quanto mette in evidenza lo scontro strisciante per il primato tra Salvini e la Meloni.

Risulta evidente che tale coalizione correrà un rischio concreto di una spaccatura che potrebbe trasformare le politiche del 2023 in una roulette. Certamente il Centrodestra ha sempre escluso tale prospettiva additando l’unità come condizione per vincere. Ma il protagonismo e la crescita dei FDI sta avendo un doppio effetto di galvanizzare il partito di Meloni ed acuire i timori di subalternità da parte di Lega e FI. Per tali motivi il percorso che porterà al voto politico è una strada lastricata di potenziali inciampi. Basti pensare allo scontro ancora irrisolto alla Regione Sicilia, dove si voterà in autunno, con la possibilità non del tutto remota che si replichi la patacca veronese.

La valutazione non può non tener conto “dell’accaduto grillino”. Un crollo che ha certamente ingrossato il numero delle astensioni. Il viaggio di Grillo a Roma sa tanto di disperazione. All’Elevato non riesce più la magia e la scissione voluta e realizzata da Di Maio ne è una prova. La frantumazione registrata nel Movimento ha fortemente destabilizzato lo stesso senza, pare, aver danneggiato il PD a livello locale.

Si è persa la bussola nel Centrodestra. Non si capisce chi è il leader, quale è il programma, come nascono i candidati. Non si capisce il rapporto vero con il Governo Draghi ed i rapporti veri con l’invasore Putin da parte dei diversi componenti della coalizione. Un Centrodestra sospeso tra il bolscevico e Bruxelles, in bilico tra Salvini ed i moderati. Insomma, in tale coalizione, dove è la testa e dove la coda ed in tali condizioni quale Italia potrebbe governare o rovinare?

Tra i 5 Stelle le tentazioni centriste ed i conati antigovernativi fanno sì che il campo rimanga alquanto confuso.

Nelle città, va detto, conta molto l’elemento personale e però se una indicazione si può ricavare dal test di appena due milioni di elettori è importante la capacità di adattamento o meno del sistema dei partiti ad una situazione nuova. Qualcosa questa che imporrà sempre più l’esigenza di uscire da vecchi schemi e misurarsi con una opinione pubblica consapevole della fine di una fase. La classe politica dovrà capire che sono cambiate le domande della gente e dunque dovrà rigenerarsi essa stessa dotandosi di specifiche nuove competente, all’altezza del nuovo compito.

di Salvatore Randazzo