Votando SI ci libereremmo delle due Camere che fanno le stesse cose. C’è però un prezzo da pagare?

Riteniamo che ci siano dei buoni motivi per votare sì al referendum costituzionale. In primis ci libereremmo di quelle due Camere che fanno le stesse identiche cose, che avevano peraltro una loro giustificazione nei primi tempi di vita della Costituzione stessa, in quanto l’Italia usciva dal “ventennio”. Se la Riforma del Senato non dovesse comunque passare, riteniamo, ed in questo siamo d’accordo con il Presidente Emerito Napolitano, che il nostro Paese perderà ogni speranza di rinnovamento. Si ricordano, infatti, con rimpianto i vari tentativi di modifica andati prima, per diversi versi, tutti falliti. Il Referendum ci saprà dire se il nostro popolo vuole cambiare o se vuole rimanere in un sistema costituzionale che ci blocca.
La Corte di Cassazione proprio recentemente ha dichiarato legittimo il quesito referendario sul superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari ed il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni e la revisione del titolo v della II parte della Costituzione.
Ci sono gruppi che dicono NO alla riforma della Costituzione. Infatti, ci sono coloro che sono sempre contrari a tutto. Stupiscono le affermazioni di Berlusconi che sostiene che con queste riforme saremo al regime, volendo ignorare che le ha votate anche lui fino all’elezione dell’attuale Presidente della Repubblica. A tutti costoro dei cambiamenti della Costituzione, abbiamo motivo di ritenere, che non importi nulla. Desiderano, con il loro NO, mandare a casa Renzi.
Ci sono anche alcuni che amano i perfezionismi in particolar modo alla composizione del Senato. È comunque inevitabile pensare che un “corpo” così importante non abbia qualche sbavatura da ripulire e qualche imperfezione, bisogna in qualche maniera rassegnarsi a ritrovarsela. È invece evidente come nel testo riformato non si scorga nessuna democrazia autoritaria. Certo sarà più forte il Governo, non ci saranno più però gli effetti deleteri di quella riforma del Titolo V che trasferì dal Governo Centrale alle Regioni poteri e competenze e che proprio tale operazione non permise ai Governi di attuare importanti politiche nazionali, favorendo semplicemente il forte deficit pubblico che molte Regioni hanno, con il loro cattivo operato, saputo “regalare” al Paese.
Spiace assistere alla fronda ed alle tensioni, esistenti e sempre perseveranti in modo becero, nel Partito di Governo, a causa degli incomprensibili comportamenti dei responsabili della Sinistra Dem, che rendono l’appuntamento referendario più drammatico, tale da causare danni tangibili al PD ed al Paese.

Di Salvatore Randazzo