Il PD si salva a Milano e Bologna ma il risultato elettorale impone a Renzi di rifondare il suo partito. Il Centro-Destra scopre a proprie spese il tramonto della leadership berlusconiana

È estremamente difficile dare semplice valenza amministrativa ad un voto espresso nei ballottaggi che segnala al Governo del Paese un avvertimento riconoscibile: La urgente necessità di rigenerare il Partito guida in tutte le sue componenti. Il Partito Democratico che si aggiudica Bologna e, per il quasi rotto della cuffia, Milano, perdendo miseramente Torino e, per una politica prima dissennata, Roma, non può sottrarsi ad una immediata profonda riflessione se ritiene di rimanere partito guida. Detto questo è anche giusto ribadire che allo stato comunque tutto è recuperabile per il PD e non si scorge una maggioranza diversa da quella attuale per guidare l’Italia, certo questo non significa che si possa o si debba dormire sperando in posizioni di rendita.
Il referendum di ottobre è certamente per il PD il banco di prova finale ed è meglio oggi rottamare il marciume che c’è all’interno del Partito, che essere poi rottamati dagli elettori buttando alle ortiche il buono che il Governo ha fatto. Il fallimento delle forze tradizionali alimenta la delusione dei cittadini verso i partiti ed offre i consensi al partito di Grillo, mettendo il 5 STELLE nelle condizioni di governare, alle prossime politiche il Paese, sperando che i rappresentanti di tale movimento sappiano poi governare lo “stivale”.
Sarebbe da superficiali, come alcuni tentando fare, di addebitare l’intero insuccesso del PD a Renzi e non all’incapacità dell’intero Partito Democratico di saper trasmettere un messaggio, al nostro Paese, di unità e credibilità. C’è da dire che il fatto che gli elettori di centrodestra abbiano votato ai ballottaggi i candidati 5 STELLE è per tale schieramento politico una sconfitta che brucia in quanto Berlusconi ha considerato i grillini un “pericolo fascista” ed il Centrodestra, con tale voto concesso a Grillo, ha accettato la propria disfatta. Se il Centro-Destra vuole riconquistare il proprio elettorato, più che dare i propri voti ai “grillini”, deve avvalersi di una nuova federazione, prima ancora di trovare il federatore, e di proporre un messaggio nuovo, vero, che sappia convincere il proprio elettorato, portato avanti da giovani capaci che hanno una visione del mondo che sarà. Queste recenti elezioni sono state “perse” dai Partiti tradizionali ed anche dal Paese, giustamente disorientato da chi ci ha governato da molti anni a questa parte, ma non si possono definire “locali” per comodo. Perché le elezioni amministrative si debbono intendere tali se i Partiti politici riescono a vincerle ed invece con l’insuccesso registrato in queste ultime elezioni proprio tali partiti hanno perso, all’occhio della gente, la loro forza, la loro legittimità politica. L’errore commesso a Torino è emblematico. Il buon Fassino ha gestito bene i conti, ma non si è accorto e non ne ha dunque tenuto conto, che il Mondo cambia di giorno in giorno. Non ha costruito una nuova classe dirigente capace di interpretare e gestire il “nuovo”. Si è accontentato ed ha perso assieme all’intero PD che continua a vivere questa trasformazione nazionale e mondiale con “rottamazioni” modeste e per nulla incisive. La giovane Chiara Appendino, nuovo Sindaco di Torino, di 31 anni, appena eletta ha affermato: «Ho il dovere di custodire quello che di buono è stato fatto dai miei predecessori e di lasciare una città migliore a chi verrà dopo di me. Cercherò di non deludere, abbiamo davanti una occasione irripetibile». Chiara conosce bene quel “carpe diem” latino e ci auguriamo che ne colga lo spirito. E’ educatamente modesta, calma, pragmatica, bocconiana, Chiara Appendino e lascia, se bene appoggiata dai suoi, ben sperare per quel suo modo speculare di vivere la vita di tutti i giorni. L’Italia da qualche parte deve cominciare e ben venga se può partire bene da quella vecchia Capitale Italiana. Sperando, se esempio ci sarà, che venga da tutti colto.

Di Salvatore Randazzo