Il nostro Paese ha bisogno di accantonare i vecchi schemi e di avviare una moderna politica riformista

Gli anni della crescita rapida, dei più redditi e più consumi, del più welfare per tanti motivi sono finiti. Da più di trenta anni è iniziato un declino e la nostra gente ha avvertito la fine della crescita. Nella triste situazione in cui ci siamo trovati ci si domanda che senso ha più la sinistra vecchia maniera applicata al presente? Alle tante domande tragiche che la gente si pone la sinistra attuale da risposte superate in quanto non è culturalmente preparata a questo nuovo che fortemente avanza. Non ha tecniche per affrontare il cambiamento nazionale che giorno dopo giorno si propone, perché non sa più ascoltare il Paese reale. La sinistra purtroppo ha solo la convinzione di rappresentare la parte migliore del Paese e così operando perde di vista il triste stato in cui versa la maggioranza della gente che vive nell’italico suolo e rischia di farsi travolgere dal populismo galoppante che si alimenta del disagio che riviene dal malgoverno che il centro destra ed il centro sinistra hanno “offerto” all’Italia, negli ultimi trenta anni in cui tali forze politiche hanno governato.
Per reagire a tale attacco, portato avanti da un lato dalla destra di Salvini e di Meloni e dall’altro dai 5Stelle, occorre che il PD riabiliti il “centro”, da intendersi quale “centro politico culturale”, tale da rappresentare un forte punto di equilibrio dell’intero sistema, per tenere insieme la comunità politica, diventando custode dei valori fondanti della convivenza civile, in cui possono dialogare visioni del mondo diverse, senza scontri distruttivi, per affrontare, in primis, le emergenze nazionali: Il welfare, l’energia, il risanamento del bilancio, garantendo così stabilità politica al Paese, elemento, questo ultimo essenziale per attirare capitali stranieri, per così creare nuove aziende e dunque il lavoro che è il problema cardine per dare sicurezza al Paese ed in particolare per rassicurare le giovani generazioni sul loro futuro.
Gli scissionisti recentemente fuoriusciti dal PD ed alcuni virgulti che ancora rimangono in tale Partito – che hanno governato in passato non creando peraltro alcun benessere per il Paese e che ora sanno solo criticare – non hanno capito quale danno potrà causare all’Italia tale loro cieco comportamento. Non hanno preso coscienza che quella loro ideologia, che vorrebbero oggi adottare, è stata da tempo accantonata dalla Storia, che quel mondo di allora non esiste più, che la gente ha nuove esigenze che i loro metodi non sono idonei a soddisfare. Non si sono resi conto che la loro scissione è parte portante della crisi storica della sinistra, che favorirà solo i movimenti populisti, con tutti i danni che tali movimenti inevitabilmente causeranno al Paese.
Matteo Renzi, il giovane toscano che nei 1000 giorni precedenti è stato Presidente del Consiglio dei Ministri, per primo ha capito i bisogni del Paese, realizzando una politica di riforme di cui il nostro Paese aveva ed ha urgente bisogno. Renzi, in cambio del NO popolare al referendum si è, unico in Italia, dimesso dalla carica, pur sapendo comunque che la sua attività era volta interamente a beneficio di quel suo Paese che non ne aveva colto purtroppo il positivo risultato politico.
Con una comunicazione decisamente più sobria Renzi però è tornato. Tra pochi giorni annuncerà la sua netta vittoria sui Circoli e si lancerà verso le Primarie, dove voteranno anche i non iscritti, aggiudicandosi quasi certamente la Segreteria politica del PD, per avviare la ripresa del nostro Paese. Le Primarie si sa non sono una festa della democrazia ma restano una grossa risorsa ed un valido esempio. Il risultato di questo momento congressuale, che si è aggiudicato alla grande Matteo Renzi, mette inoltre in evidenza una grande prova di partecipazione democratica. Si spera che nel PD la maturità di tutti porti alla convinzione di ammettere questa volta che “quando si vince, si vince e chi perde ammette………….”.
Renzi, come sopra riportato, ha avviato da Presidente del Consiglio una attività riformatrice da nessuna nostra classe politica precedente mai voluta o capace di realizzarla. Tale operato fortemente riformatore di Renzi per la prima volta ha affossato quell’antico principio gattopardesco di Tomasi da Lampedusa che recitava che in Italia: “tutto cambia perché nulla cambi”. Come dire: “tutto cambia solo esteriormente perché poi tutto rimanga com’è”. Che poi è quello che ha sempre desiderato la nostra cieca classe politica che, sentendosi ora messa all’angolo da Renzi, lo combatte con sistemi anche democraticamente discutibili, mettendosi d’accordo tra loro persino i populisti di Salvini e Grillo con gli scissionisti ex PCI, pur di sconfiggerlo, anche sapendo che una loro vittoria causerebbe una sconfitta al Paese che a causa del loro negativo operato, così come in passato, rimarrebbe arretrato, non competitivo, incapace di offrire lavoro. Già adesso cominciano a diventare concreti, anche se in misura non sostenuta, alcuni miglioramenti della nostra economia a seguito della politica avviata da Renzi. Un successo dell’ex Presidente del Consiglio alle prossime Primarie, peraltro molto prevedibile, rilancerebbe la crescita nel nostro Paese e favorirebbe l’adozione da parte dell’Europa di quelle auspicabili manovre espansive che rilancerebbero la crescita nel vecchio Continente, le cui ricadute positive, conseguentemente, darebbero un forte sollievo alla nostra economia, che ne registrerebbe i dovuti miglioramenti, anche a seguito della flessibilità, che ci verrebbe dalla UE riconosciuta.
di Salvatore Randazzo