La crisi di rappresentatività dei nostri Partiti condiziona in larga misura la vita politica del nostro Paese 

L’ingresso dell’Italia nella nuova stagione della politica europea sta avvenendo tra segnali contrastanti. Di fatto il nostro Governo ha tenuto a bada i conti pubblici contenendo solamente lo spread rispetto ai titoli di stato germanici. L’ancoraggio alla Unione Europea ed alla Nato sulla guerra provocata dalla Russia ai danni dell’Ucraina, blinda il nostro Governo sul piano internazionale tanto da permetterci di ottenere un certo ruolo in quella che sarà la ricostruzione dello sperabile dopoguerra. L’invito rivolto dal nostro Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alle nostre imprese, perché investano in Ucraina, mira a ciò che si spera presto avvenga. Certamente il poter realizzare tali progetti dipende dalle nostre capacità con cui dimostreremo di saper maneggiare il Piano per la ripresa. Certamente, tale “saper maneggiare”, sta già mostrando quanto l’Italia fatichi a saper spendere i soldi offerti dalla Commissione UE per, purtroppo, nostra incapacità di saper proporre progetti credibili, indebolendo inevitabilmente quella che sarà la nostra proiezione internazionale. Non sono di buon auspicio i segnali delle agenzie internazionali su un declassamento del debito italiano. Di tanto in tanto si avverte una certa voglia, solo per scaricarsi della nostra incapacità, di imputare all’esecutivo precedente l’origine dei ritardi. Alimentare tali vergognose menzogne criticando un ex Premier forte di una intatta credibilità all’estero potrebbe rivelarsi un nostro volgare autogol. Questo generale nostro malessere non è solo figlio di questo Governo, ma della nostra maniera di fare da tempo politica. E’ inutile negarcelo. C’è da tempo una crisi di rappresentatività dei partiti politici che condiziona fortemente la vita politica del nostro Paese.

I Partiti da tempo hanno abdicato alla loro mansione di vagliare gli orientamenti reali del corpo sociale per concentrarsi prevalentemente alla preservazione della posizione di potere conseguita, ricercando il consenso ad ogni costo, giungendo al paradossale risultato di non piacere più a coloro ai quali si piaceva in passato. Assumendo decisioni contingenti sulla base di valutazioni di opportunità od interesse dei leader. Non occupandosi più della funzione di tutela dei cittadini.

E’ tempo di ritrovare il coraggio magari di non piacere a tutti ritornando però al rispetto delle prerogative costituzionali per consentire ai cittadini la loro libera partecipazione alla vita politica. E’, altresì, importante che i Partiti sappiano selezionare candidati capaci a ricoprire adeguatamente cariche pubbliche di cui oggi avvertiamo un vuoto spaventoso.

Sarebbe, per tanti aspetti, veramente triste che questo Governo non prenda una parte dei finanziamenti. Una scelta del genere evocherebbe l’incapacità si saperli oculatamente spendere. Non utilizzare tutte le risorse del “Piano” mentre cambiano le regole del Patto di stabilità significherebbe non capire la nuova fase che si sta aprendo.

di Salvatore Randazzo