POLITICA NAZIONALE

IL TANTO SOSPIRATO VOTO DI FIDUCIA SUL JOBS ACT C’E’ STATO

Renzi ha vinto, ma 27 Senatori PD sono stati molto critici sul testo approvatol43-matteo-renzi-140224155316_medium

L’8 ottobre si è combattuta una battaglia dura al Senato che ha visto lanci di regolamenti e monetine: Senatori espulsi dall’Aula, colluttazioni tra parlamentari, insulti. La giornata, però, si è conclusa con l’ottenimento del voto di fiducia sul Jobs Act. E’ vero, Renzi ha vinto ma 27 senatori e 9 deputati del PD hanno firmato un documento nel quale, annunciando la fiducia, hanno però espressamente rimarcato tutta la loro avversità sul documento approvato, chiedendo di cambiarlo alla Camera.

E’ emersa una coabitazione forzata tra maggioranza e minoranza del PD ed un conflitto crescente con la CGIL e non si arriverà ad una scissione perché la minoranza di Renzi sa bene che, in tale ipotesi, ne uscirebbe schiacciata. E’ però anche emerso che non basta annullare gli avversari in Parlamento per migliorare il Paese. E’ necessario che Renzi faccia capire alla sua di certo non matura minoranza, che senza riforme condivise l’Italia rotolerà sempre più in basso. Il voto di fiducia sul Jobs Act ha permesso a Renzi di aggiudicarsi tanti complimenti dall’Europa e la Cancelliera tedesca ha riconosciuto al nostro Presidente del Consiglio la capacità di aver compiuto passi significativi. Inoltre, su una pagina a pagamento del Corsera, 108 firme di manager ed imprenditori hanno dichiarato di condividere l’azione politica di Matteo Renzi, dichiarando pubblicamente il loro sostegno all’azione del premier. Ma non solo. CISL ed UIL hanno preso le distanze dalla CGIL (che vuole occupare le fabbriche mentre sarebbe il caso di farle aprire), ritenendo interessanti le previsioni del Jobs Act. E’ da notare come la sponda del Quirinale offra al Premier una conferma preziosa in merito all’importanza della riforma approvata.

E’ attuale inoltre che i cittadini, in larga parte (le votazioni europee lo hanno dimostrato), apprezzano gli interventi del Presidente del Consiglio per ammodernare il Paese. Stante il grave momento che vive il Paese, di fronte ad un nutrito programma di riforme necessarie da approvare, non si capisce, ci sia consentita la riflessione, il senso comunque della recente presa di posizione di tutta l’opposizione in generale ed in particolare della sinistra PD. Infatti quando qualcuno, persino Renzi che di tale partito è il Segretario democraticamente eletto e con grande successo, cerca di avviare una attività riformista, immancabilmente si apre la guerra tra le due sinistre che convivono nel PD.

Pare evidente che la sinistra sinistra è incomprensibilmente conservatrice e teme che ogni cambiamento sia una autentica profanazione, quasi un tradimento della propria identità, non rendendosi conto che il perdurare di tale suo arroccamento farebbe naufragare per l’ultima volta l’ammodernamento di una nuova sinistra moderna capace di capire il presente ed il divenire, così da permettere di governare con grande e rinnovata sapienza. Proprio recentemente Piero Fassino ha dichiarato che “è inutile avere nostalgia di una cosa che non potrà più essere come prima” ed ha proposito di Renzi ha aggiunto che “il Presidente del Consiglio durerà perché sa intercettare una domanda di cambiamento radicale”. La minoranza del PD è bene dunque che tenga presente, se la stessa si ritiene ispirata nella sua attività politica da principi democratici, di non pretendere di “bloccare” la maggioranza. Nella nostra fattispecie italiana attuale non possiamo e non dobbiamo ignorare che da moltissimi anni viviamo nella instabilità politica totale, siamo indietro con i tempi e dunque dobbiamo necessariamente ammodernarci e la strada per raggiungere tale obiettivo è quella delle riforme e ciò piaccia o non piaccia a tutti coloro che si vogliono opporre. Non è da dimenticare al riguardo che chi adesso osteggia il Premier e lo accusa, è proprio chi, quando ha governato non ha saputo o voluto fare alcuna riforma, anche se necessaria, ed ha portato proprio il PD ai minimi storici.

E’ evidente che il Jobs Act sta imprimendo una svolta sul cambiamento della struttura del nostro sistema politico, di cui oggi Renzi è il pilastro portante. Non passerà molto tempo comunque in cui saranno molto più visibili nuove forze politiche che contrasteranno il Premier. In particolar modo a sinistra, si sta coalizzando una nuova forza (non certo l’attuale minoranza) con lo scopo di trasformarsi in popolo, con un proprio leader che non viene dal Parlamento ma dalle fabbriche. Secondo il Presidente del Consiglio quel capo sarà Landini. Si nota, all’interno del PD, un’attività voluta dalla maggioranza del Partito per mandare in soffitta l’attuale organizzazione del Partito Democratico così come fino ad oggi è stato strutturato. Ci pare che si tenda a creare un altro tipo di organizzazione mirata in particolar modo a conquistare consensi. Si cerca di disegnare una nuova strategia che tenga conto della fedeltà e molto meno dei diversi distinguo, dissensi e altre anomalie di nessun costrutto, si vogliono creare nuove forme di presenza sul territorio e di coinvolgimento attivo dei cittadini. Oggi il PD pur godendo, grazie in particolar modo a Renzi, di un forte consenso popolare, è un partito purtroppo in evidente sofferenza ed è necessario che presto possa uscirne, fortemente rinnovato, dal tunnel in cui da tempo si è cacciato, se vuole, con suoi opportuni interventi mirati, restituire un minimo di dignità e un importante futuro a questo nostro sfasciato Paese.

Di Salvatore Randazzo

Lascia un commento