Per superare la crisi servono però le Riforme, la tenuta di lavoro e consumi

Il Consiglio dei Ministri ha dato via libera al decreto che prevede una serie d’interventi in favore delle imprese. E’ certamente un importante passo avanti. Si va dalla detassazione del 50% degli utili delle imprese reinvestiti per l’acquisto di macchinari industriali ammortizzabili, ad un bonus per coloro che non licenziano, alla predisposizione di norme che velocizzano i pagamenti della Stato nei confronti delle imprese, ad una nuova stretta dell’evasione fiscale internazionale, all’abolizione dei ticket sulla medicina specialistica. Sono misure interessanti ma non possono definirsi risolutive. Il Governo deve lavorare ancora molto. E’ urgente avviare la strada di quelle riforme da lungo tempo attese, per permetterci di essere parte attiva della ripresa economica. Bisogna ridurre la spesa pubblica mediante la riforma delle pensioni, la formazione delle risorse umane, le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, infrastrutture e concorrenza per avere più facilmente accesso ai mercati riducendo le rendite di posizione. Solo così l’Italia può conquistare una maggiore competitività e maggior sviluppo. Bisogna ridurre le sacche di inefficienza e di pericolosi privilegi. Se alla ripresa dell’economia nel mondo noi non saremo adeguatamente competitivi, irrimediabilmente, saremo ultimi, con tutte le conseguenze che il caso comporta. Quello che preoccupa è perché questo Governo forte, supportato da una maggioranza forte, non presenta un calendario d’interventi idonei a mettere il Paese in ottima condizione rispetto alle altre nazioni, che stanno già predisponendo le misure opportune per il rilancio delle loro economie. Finora si è registrata una certa tenuta nei consumi e nel lavoro e conseguentemente nella capacità di spesa anche se in presenza di una certa crescita della disoccupazione, ma se dovesse registrarsi una caduta in tali comparti sarebbe veramente tragico. E’ veramente, come sopra dicevamo, opportuno disegnare al riguardo nuove e vincenti strategie. I politici dovrebbero fare propria una interessante dichiarazione di Friedman: “Il Paese che saprà usare la crisi per rendere la propria popolazione più intelligente ed innovativa sarà quello che non si limiterà a sopravvivere, ma riuscirà a trarre profitto”. La ricetta per uscire dalla crisi economica mondiale è quella di “inventare, inventare, inventare”. Da noi purtroppo si registrano forti ritardi nell’innovazione. Viviamo da sempre nell’assistenzialismo, nel protezionismo e nella burocrazia del pubblico impiego. Viviamo di scandalismo. E’ evidente che non possiamo più permetterci di vivere così, sia per noi stessi che per i nostri figli. Non possiamo uscire dalla storia. La politica ha iniziato un nuovo cammino, ha imboccato una strada, deve ora percorrerla interamente per garantire al nostro Paese il futuro che si merita.
di Salvatore Randazzo

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