Il vero problema politico è dunque interno alla sua maggioranza e per inseguire il quale finisce per indebolire la sua qualità di Governo

Sembra realistico pensare che la fine della luna di miele del Governo Meloni ed il ritorno negativo del Pil sia il segno tangibile dell’essersi esaurita la spinta propulsiva del Governo Draghi, della sua eredità. Si spiegano così i momenti di spazientito nervosismo della Premier, sempre più frequenti nei suoi incontri con la stampa, alle accuse al Commissario Gentiloni per non essere abbastanza italiano nel difendere a Bruxelles le posizioni del Governo di Roma.

Meloni sta rischiando di smarrire, a contatto con la dura realtà del governo di ogni giorno, il focus di quel suo messaggio principale che l’aveva fatta lievitare per quasi un anno in una bolla apparentemente invulnerabile.

Si ricordano le sue parole chiavi: Autorevolezza ed affidabilità che in primis hanno garantito consenso interno ed internazionale sia attraverso la prudenza nei conti pubblici e la collaborazione con Bruxelles, sia con la sua posizione ferma sull’Ucraina che tutt’ora è la migliore rendita di posizione del Governo di Roma, sapendo che se fallisse la UE si troverebbe l’Italia in uno schieramento molto più sensibile a Mosca e diciamolo che da questo punto di vista l’accelerazione polemica contro la Commissione di Bruxelles ha davvero una sapore autolesionistico.

Anche i recenti sondaggi dovrebbero far riflettere la premier consigliandole un diverso atteggiamento. Le recenti stime hanno segnalato una inversione di tendenza nel gradimento verso il Governo anche se va riconosciuto che la leader di FDI, ancora sopra il 30%, non ha alcuna ragione di essere preoccupata dall’Opposizione, al momento concretamente per tanti versi poco esistente. Il suo vero problema politico lo si trova interno alla sua maggioranza. Ad un Generale che scrive un libro politico che va a propagandare le sue tesi provocando una ondata di simpatia antisistema e rispondendo persino al Capo dello Stato, che ha il Comando delle Forze Armate si è aggiunto il vice Premier Salvini che recentemente ha invitato sul palco di Pontida la leader antisistema della Francia. Dando così un passaporto padano alla francese, il Salvini predetto ha compiuto una operazione di sganciamento dalla linea di governo di cui farebbe parte. Pare proprio chiaro che il leghista Salvini per le prossime europee si insedierà in tutto ciò che agita a destra Meloni per riconquistare quella grande massa di voti populisti che adesso apparterebbero a Meloni.

Il Governo si sta avviando ad una campagna elettorale in salita per le difficoltà economiche crescenti. A tale preoccupazione si somma il rischio dell’egoismo di “proporzionale” in agguato anche a destra e le possibili trappole in una campagna per le Europee che saranno tese dagli stessi partiti della destra alla destra meloniana, sapendo già Meloni che le incognite non riguardano il PD ma Lega e Forza  Italia.

di Salvatore Randazzo