La crisi finanziaria in atto, la peggiore che si sia registrata nel mondo dal 1930, metterà in ginocchio, in particolar modo, i Paesi emergenti. Il Presidente della Banca Mondiale, recentemente, ha dichiarato che questa crisi, che è una vera e propria catastrofe, “è stata creata dall’uomo e sta a noi trovare ora le giuste soluzioni per dare positive certezze al nostro futuro”.
I Paesi in via di sviluppo, già colpiti dai prezzi elevati di energia e prodotti alimentari, rischiano di vedere nullificati i loro sforzi per migliorare il loro modo di vivere, se non si realizzerà la crescita globale. Le fasce di popolazione più povere nel mondo rischieranno i danni più gravi e forse anche permanenti. Oggi nel Pianeta si regitrano 100 milioni di poveri in più; è questa una cifra impressionante e tanto più atroce se si pensa la sofferenza cui andranno incontro questi nostri disgraziati fratelli. La crisi attuale deve assorbire le più importanti e qualificate nostre energie e tutta la nostra attenzione per invertire questa triste rotta.
Per la verità la tendenza generale dei Governi nel mondo è stata, negli ultimi anni, quella di scegliere politiche che favoriscono il profitto a scapito del salario. In Italia, con tali cattive politiche di redistribuzione, si è in concreto fatta scomparire la classe media, facendo si che i ricchi siano diventati più ricchi ed i poveri, che sono notevolmente cresciuti, siano diventati più poveri. Tale disuguaglianza, come è noto, ha accresciuto la tensione ed ha ostacolato la mobilità sociale.
Alla radice di questa crisi c’è la scarsa capitalizzazione del sistema finanziario. E’ stata inoltre permessa una finanza molto “allegra”. Per uscirne è necessario che nuovo capitale (che provenga meglio dai loro azionisti) affluisca alle banche e che, in particolar modo, si faccia finanza seria. E’ chiaro che nuove regole debbano essere scritte, non certamente suggerite dall’ ansia degli ultimi eventi, ma con la serietà e la freddezza che la situazione richiede. Non si può governare il mondo di oggi, quello del XXI secolo, con le istituzioni del XX secolo. Non si può più aspettare. Bisogna compiere un passo avanti verso un futuro che dia certezza di benessere.
Per quanto più direttamente riguarda il nostro Paese non possiamo non ascoltare autorevoli voci che creano giustificata allarme.
Una recente relazione del Fondo Monetario Internazionale ha precisato che sia nel 2008, che nel 2009 la crescita del nostro PIL sarà negativa. La crisi economica durerà almeno fino al 2010. Tali dati tradotti in maniera più comprensibile ci dicono che per più di 2 anni vivremo in stato di recessione e dunque soffriremo molto più di prima.
Dello stesso tenore sono le ultime affermazioni del Governatore della Banca d’Italia: Mario Draghi, che con l’onestà intellettuale che lo contraddistingue, riferisce che questa crisi colpirà le famiglie, in particolare quelle più povere. Dice Draghi che “a seguito del calo dei consumi, sotto il peso dell’erosione del debito disponibile, a causa dell’inflazione e dell’aumento del servizio al debito, è necessario ripristinare, nel breve termine, il clima di fiducia dei cittadini e dei mercati”. Non a caso il Presidente del Consiglio proprio in relazione allo stato di salute dell’economia italiana, sulla scia della crisi dei mutui, a breve convocherà a Palazzo Chigi Banche ed imprenditori, per esaminare assieme misure idonee per uscirne presto da questa nostra deprecabile situazione che impoverisce sempre di più il nostro Paese. Il Governo recentemente, con riferimento alla crisi internazionale, ha emesso decreti che intendono garantire stabilità, fiducia e liquidità per le imprese, per l’economia reale, per i consumatori. Sono passi importanti che però non possono considerarsi definitivi. Il nostro Paese ha un grandissimo bisogno di riforme che però non vengono ancora alla luce. Il nostro Paese non è stato solo colpito dall’attuale crisi internazionale ma, da decenni, in particolar modo, dalla grande incapacità, per non dire altro, della propria classe politica. E’ questo il nocciolo della questione. Sapranno gli attuali Berlusconi e compagni di turno dare prova di ritrovato senso patrio, di capacità governativa, di nuova architettura politica, per finalmente dare credito al Bel Paese? E’ tutto qui… e non è poco.

Salvatore Randazzo

Di Editore

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